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Fotografia

Macro di Giorgio Benni

This entry has been published on 21 Marzo 2012 and may be out of date.

Due persone, due luci, qualche accorgimento, tanto mestiere, un grande rispetto per l’arte e per gli artisti e tanta, tanta bravura.
Basta poco che ce vò?
Dopo una bellissima giornata passata con Giorgio Benni al Macro di Roma, ho raggiunto la consapevolezza che l’attrezzatura molte volte è un peso e non una risorsa. Troppe volte si attribuisce ad essa la colpa delle nostre “pessime” fotografie.

Ebbene, Benni usa la mia stessa reflex, ha usato i miei stessi obiettivi e…sono una merda di fotografo o_O

E si, la verità è questa! hai voglia a comperare D800 o l’ultimo flash disponibile sul mercato, no c’è TTL che tenga quando ti trovi alla sensibilità di un artista che per lavoro fotografa artisti e le opere degli stessi.

Quindi levatevi dalla testa che per essere “bravi” basti comperare l’ultima fotocamera e/o l’ultimo flash ( Benni usa a volte due od anche un SB-28), certo una buona attrezzatura è necessaria anzi obbligatoria e sopratutto toglietevi dalla testa che un qualchefonino possa fare foto diverse dal ricordino (almeno per ora) ma non credete a chi invece di venire incontro alle vostre esigenze le crea!

Come Valentino Rossi che prima di scattare parla con la sua bestia ah ah ah

Di adolfo

Nato sulla terra e residente sulle nuvole.

3 risposte su “Macro di Giorgio Benni”

e poi vorrei sfatare… uso una macchina come la tua solo perché c’era la crisi e guadagnavo meno, e non me ne potevo comprare un’altra. un professionista ci vive, sono una azienda e devo avere utili. in più fare una vita dignitosa, mica mi posso svenare con ottiche hi tech e megapixel. eppoi c’ho er mutuo. uno mebbasta. fanne n’artro pe la D3X nuè er caso. Ciao eggrazzie. Della foto in ginocchio non me ne ero accorto per niente. Alla prossima Adolfo. :)

cambio le attrezzature quando lo standard che mi offrono non mi soddisfa più. però attenti: è normale che io, nel mo specifico campo, che in fotografie non è neanche una nicchia, possa lavorare anche con strumenti di qualche anno.(il mio symmar 150 del banco ottico ha uno schema progettato nel 1926) in piena potenza in manuale con i radio slave non c’è differenza sostanziale tra un SB900 ed un sb28, a parte alcune frazioni di f stop… lavoro con luce controllata, con treppiedi, sempre alla minima sensibilità focheggiando a mano. il tipo di corredo va configurato secondo le vostre reali esigenze. tutto ciò che è sul mercato potrebbe essere utile o inutile a seconda di chi lo usa. Una reflex di cinque anni fa a 100 ISO potrebbe essere perfetta ma terrificante a 400, così come il suo AF. dipende solo da quello che ci volete fare. considera che ancora lavoro in pellicola in grande formato, dove il singolo scatto di un opera mi richiede almeno 30/40 minuti di preparazione. ma tutto deve essere visto come relativo a ciò che faccio. purtroppo ho dovuto usare meno il medio ed il grande formato con l’avvento del digitale, perché gli utilizzatori finali vogliono gli scatti il giorno dopo, ma l’approccio deve rimanere lo stesso. a cosa serve uno scatto che mi commissionano? sono più importante io o ciò che sto documentando? documentare l’arte é diffondere la cultura. a modo mio un modo per migliorare il mondo. e questo va sempre fatto con amore e leggerezza. disincanto e la gioia del primo e dell’ultimo giorno di scuola.

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