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La prima foto della Terra che “sorge” dalla Luna

This entry has been published on 12 Novembre 2014 and may be out of date.

Apollo 8 Dec 1968 Earthrise

Avevo cominciato un’altro post ma la ricerca della verità si è dimostrata più dura di quello che mi aspettavo. Per evitare di scrivere cavolate ho preferito ripiegare su qualche cosa di più “documentato” … capirete prossimamente. Allora, oggi parliamo di questa foto qui sopra, la versione gigante la trovate a questo link:
http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/alsj/a410/AS8-14-2383HR.jpg

24 dicembre 1968 l’equipaggio dell’Apollo 8 riusci ad immortalare per la prima volta l’Earthrise, l’immagine del nostro pianeta che sorge dal suolo lunare. Immaginate di trovarmi per un momento al posto degli astronauti nonché autori dello scatto…i primi esseri umani a circumnavigare la Luna e i primi a vedere la Terra che sorge dalla Luna…wow!
Erano i cosmonauti della Nasa Frank Borman, Jim Lovell e Bill Anders.

Nel video qui sotto,  la trascrizione l’ho presa dal blog, tratta dal blog del giornalista Paolo Attivissimo, sentirete le voci dei tre astronauti che cercano di recuperare un rullino a colori per immortalare l’attimo. Vedrete gli scatti della superficie lunare da loro realizzati ogni 20 secondi. I dati su suolo e altitudine dell’Apollo 8 sono stati ricostruiti dal LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter).

Quarantacinque anni fa, gli astronauti dell’Apollo 8, Frank Borman, Jim Lovell e Bill Anders, diventarono i primi esseri umani a orbitare intorno alla Luna e i primi a vedere con i propri occhi lo spettacolo magnifico del sorgere della Terra.
Ora, per la prima volta, possiamo vedere questo evento storico esattamente come lo videro gli astronauti, grazie a nuovi dati provenienti dal Lunar Reconnaissance Orbiter, o LRO, della NASA.
Le stupende mappe lunari globali dell’LRO, combinate con le fotografie scattate dagli astronauti, rivelano dove si trovava l’Apollo 8 sopra la Luna e anche il suo orientamento esatto nello spazio, quando gli astronauti videro per la prima volta la Terra sorgere al di sopra dell’orizzonte desolato della Luna.

Il 24 dicembre 1968, pochi minuti dopo le 10:30 del mattino, ora di Houston, l’Apollo 8 stava riemergendo dal lato nascosto della Luna per la quarta volta. Il comandante della missione, Frank Borman, era nel sedile di sinistra e si preparava a ruotare il veicolo spaziale verso un nuovo assetto, come previsto dal piano di volo. Il navigatore, Jim Lovell, era nel vano tecnico inferiore del veicolo e stava per effettuare degli avvistamenti di riferimenti geografici lunari usando il sestante di bordo. Bill Anders era nel sedile di destra e osservava la Luna dal proprio finestrino laterale, scattando fotografie con una fotocamera Hasselblad dotata di un teleobiettivo da 250 mm. Nel frattempo, una seconda Hasselblad equipaggiata con un obiettivo da 80 mm era montata nel finestrino di Borman rivolto in avanti, il cosiddetto finestrino di rendez-vous, e fotografava la Luna usando un temporizzatore automatico: una nuova foto ogni venti secondi.

Queste foto, abbinate alle mappe del suolo ad alta risoluzione dell’LRO, mostrano che Borman stava ancora facendo ruotare l’Apollo 8 quando apparve la Terra. Fu solo grazie al tempismo di questa rotazione che il sorgere della Terra – avvenuto anche nelle tre orbite precedenti di Apollo 8, ma non visto dagli astronauti, stavolta divenne visibile nel finestrino laterale di Bill Anders. Ecco cosa si vedeva, ricostruito partendo da dati LRO da parte del Scientific Visualization Studio di Goddard. Sentirete le voci degli astronauti, così come le catturò il registratore di bordo, cominciare con Frank Borman che annuncia l’inizio della manovra di rollio e vedrete la Terra che sorge e si sposta da un finestrino all’altro man mano che Apollo 8 ruota.

Borman: Bene, stiamo per effettuare il rollio. Pronti… Attenti…

Anders: Il cratere d’impatto con, uhm, al, um, appena prima del punto subsolare sul lato sud, sul fondo, uhm [inudibile] c’è un foro scuro. Ma non sono riuscito a guardarlo abbastanza rapidamente per vedere se poteva essere qualcosa di vulcanico.

Anders: Oddio, guarda quell’immagine laggiù! C’è la Terra che sorge. Wow, quant’è bella!

Borman: [scherzando] Ehi, non riprenderla, non è nel programma.

[clic dell’otturatore]

Anders: Hai della pellicola a colori, Jim? Dammi un rullino a colori, veloce, ti dispiace?

Lovell: Oh, gente, è magnifica.

Anders: Sbrigati.

Lovell: Dov’è?

Anders: Svelto.

Lovell: Qui in basso?

Anders: Prendimene uno a colori e basta. A colori per esterno. Spicciati. Ce l’hai?

Lovell: Sì, ne sto cercando uno. C 368.

Anders: Uno qualsiasi. Veloce.

Lovell: Ecco.

Anders: Beh, penso che l’abbiamo persa.

Lovell: Ehi, ce l’ho proprio qui [nel finestrino del portello].

Anders: Fammi fare la foto da questo [finestrino], è molto più limpido.

Lovell: Bill, l’ho inquadrata, è molto nitida qui!

[clic dell’otturatore]

Lovell: Presa?

Anders: Sì.

Lovell: Fanne tante, fanne tante! Qua, dalla a me!

Anders: Aspetta un momento, lasciami trovare la regolazione giusta, adesso. Calmati.

Lovell: Prendi –

Anders: Calmati, Lovell!

Lovell: Beh, l’ho fatta giusta – oh, che foto bellissima… 1/250″ a f/11.

[clic dell’otturatore]

Anders: OK.

Lovell: Ora cambia leggermente l’esposizione.

Anders: L’ho fatto, ne ho scattate due qui.

Lovell: Sicuro di averla presa adesso?

Anders: Sì, prenderemo – beh, sorgerà di nuovo, penso.

Per gli astronauti, vedere la Terra sorgere fu un’esperienza inaspettata ed elettrizzante. Una delle tre foto scattate da Bill Anders divenne un’icona del ventesimo secolo. Ma come abbiamo appena visto e sentito, quella foto fu in realtà un lavoro di gruppo: non solo perché Jim Lovell trovò la pellicola a colori e la passò ad Anders, ma anche perché gli astronauti non avrebbero visto la Terra se Frank Borman non avesse ruotato la navicella spaziale proprio nel momento in cui stava sorgendo. Oggi quel sorgere della Terra è divenuto un simbolo di una delle più grandi esplorazioni della storia, quando degli esseri umani viaggiarono verso un altro mondo e poi, guardandosi indietro, videro il proprio pianeta natio, come disse Lovell, come una grande oasi nella vastità dello spazio. Sono Andrew Chaikin, autore di “A Man on the Moon.” [musica]

Traduzione e trascrizione © 2013 by Paolo Attivissimo
(http://disinformatico.info)

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