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Fotografia

Manuel Colombo

This entry has been published on 19 Dicembre 2012 and may be out of date.

C’ho preso gusto con le interviste, quindi eccovi quella a Manuel Colombo per il quale, qualcuno ricorderà, ho fatto da assistente per una serie di scatti “Un colombo all’EUR“.

Una tua breve presentazione

Copyright Manuel ColomboNei social network mi piace usare, autoironicamente ma non troppo, la definizione che diede di me un photoeditor: “Manuel Colombo è il perfetto esempio di una profonda incapacità nell’affrontare persino un unico scatto”. E probabilmente è vero.

Il tutto spolverato con un po’ di difetti. Fra tutti: egocentrico, presuntuoso, pignolo, incostante.

A mio favore: non mangio i bambini, faccio sedere le persone anziane in metropolitana e finisco sempre tutta la mia insalata.

Cosa è per te la fotografia ?

Un modo di tenere a bada e allo stesso tempo di soddisfare tutti i difetti elencati nella risposta precedente.

La tua foto preferita, perché ?

E’ forse la domanda più difficile fra tutte. Mi piacerebbe dire “Sono tutte mie figlie e non è possibile sapere quale sia il figlio preferito”, ma sarebbe una grossa bugia perché non è vero che non esista un figlio preferito.

Ne scelgo allora una della serie “Exit”, liberamente ispirata al mito di Ofelia, metafora del suicidio come uscita d’emergenza.

Copyright Manuel Colombo

Sceglierei questa perché racchiude tutti i miei temi e le mie figure ricorrenti, sia dal punto di vista della forma che del contenuto.

Fai fotografie dagli anni 80, com’è stato il passaggio da analogico a digitale?

Senza traumi apparenti. Scatto ancora molto in analogico e scatto molto in digitale. La scelta del digitale è stata dettata da un principio per me imprescindibile : quello della convenienza.

Anche se alle macchine fotografiche digitali “serie” (cioè quelle che ti fanno indebitare) ci sono arrivato molto tardi. Se non ricordo male nel 2008.

Fai ancora uso di macchine analogiche?

Molto. Con la conseguenza che un pezzo del frigorifero è dedicato a pellicole di diversi formati.

Uso ancora la mia prima reflex, una Cosina di inizio anni ’80. Più altre macchine analogiche di vario formato.

Un po’ per darmi un tono (c’è davvero bisogno di usare una biottica degli anni ’50?) e un po’ perché sono innamorato di certe pellicole, ad esempio la T-max per il bianco e nero , le Ektar e le Portra per il colore.

Da dove e quando è nata la voglia di isegnare fotografia?

Cito: “le capacità sono trasferibili”. Non so se sia vero, ma in questo caso lo è. Ho sempre insegnato per pagarmi i vizi. Parlo di ripetizioni private di matematica. Ho iniziato a dare ripetizioni private intorno ai 19 anni e, senza false modestie, mi è sempre riuscito bene. E così mi è venuto spontaneo smettere di insegnare noiose formule matematiche per iniziare ad insegnare noiose tecniche fotografiche. E devo dire che mi è piaciuto fin da subito.

A differenza delle ripetizioni di matematica, però, qui preferisco che a giudicare siano i miei ex allievi dei vari corsi.

Quanta importanza ha il saper “leggere” una fotografia?

Molta. Quasi più del saper fotografare. E’ un po’ la differenza che passa fra il saper leggere e il saper scrivere bene. Non tutti sanno scrivere bene, ma tutti dovrebbero leggere. Vale per ogni forma di comunicazione, a partire dalla letteratura, passando per la musica e la pittura, per finire alla fotografia.

Siamo bombardati di fotografie di ogni tipo: vacanze, reportage, “fotografia artistica” (virgolette d’obbligo), paesaggistica, ritratti… l’elenco potrebbe essere lunghissimo. E nella moltitudine di immagini, se si perdono i punti di riferimento, si rischia di mettere tutto sullo stesso livello. Oppure su livelli sbagliati.

Chi legge molto non diventa un critico letterario, però affina i propri gusti e capisce se un libro rientra nei suoi gusti oppure no. E riesce a motivare il perché.

Vedere tante fotografie in internet non è la stessa cosa di “leggerle”. Sarebbe come leggere l’estratto nella quarta di copertina di un libro per classificarlo.

L’ideale sarebbe avere piccoli e semplici strumenti che non danno certo la patente di critico fotografico, Dio ce ne scampi e liberi, ma il minimo indispensabile per aggiungere alle parole “Mi piace/Non mi piace” l’avverbio “perché”.

Che importanza dai alla post-produzione?

Se per post produzione si intendono le necessarie correzioni da fare quando si scatta in digitale, in una scala da 1 a 10, direi 10.

Se per post produzione si intendono i principi del fotoritocco, cioè togliere ciò che non si vuole o aggiungere ciò che non c’era, in una scala da 1 a 10, direi nuovamente 10.

C’è tanta, troppa, ipocrisia sulla post-produzione e sull’amato-odiato photoshop. Riassumo in: “meno male che esiste”.

Utilizzi i social network ? Perché?

Più che usarli, ci vivo. Anche se dovrei parlare al singolare, visto che la maggior parte della mia attenzione è per Facebook. A seguire twitter, anche se più passivamente, instagram e flickr , se possiamo considerarlo un social network.

Il motivo è semplice. Siamo nel 2012. Quasi 2013. Sarei un pazzo a non usarli.

Se avessi la possibilità, chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

Hai tempo?

Ho una mia “lista dei desideri”, un elenco di “persone da fotografare prima di morire”, come l’ho chiamata. E spero di avere tutto il tempo per farlo (dico questo toccando ferro, legno o quel che si deve toccare in questi casi).

La maggior parte di queste persone è legata alla letteratura o alla scrittura in genere. Mi sono accorto di avere un debole artistico per le persone che scrivono. Forse perché i loro prodotti sono davvero pezzi unici. Quel libro che quella persona ha scritto è suo e solo suo. Nessun altro avrebbe potuto concepirlo e scriverlo così. Scegliere una persona in particolare di quell’elenco è difficile. Sarei già contento di riuscire a ritrarne almeno una.

(ndr: le persone di cui parla le trovate, se avete facebook a questo indirizzo)

E qual è invece la foto che non hai fatto e della quale, se c’è, ancora senti la “mancanza”?

Prosaicamente e in tutta sincerità ti dico: quella che mi farà diventare ricco e famoso. Siccome non sono né ricco né famoso, vuol dire che ancora non l’ho fatta. E ne sento la mancanza.

Un consiglio per chi volesse intraprendere la tua strada come fotografo?

Ricollegandomi alla domanda precedente, gli direi di invertire il senso di marcia.

Prima di tutto perché non c’è una strada da seguire. Io stesso mi sto muovendo alla cieca e a tentoni.

E poi perché seguire la strada tracciata da qualcuno, dovessi mai davvero tracciare una strada, non è mai cosa saggia. A meno di accontentarsi dei gas di scarico.

Per concludere vi segnalo che Manuel sarà presente il 22 Dicembre 2012, alle ore 19, presso la Galleria Gallerati a Roma per l’inaugurazione della collettiva “Fuori 5” nella quale esporrà alcune sue opere.

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Riferimenti

www.manuelcolombo.it
www.facebook.com/manuel.colombo
http://www.saatchionline.com/manuelcolombo http://www.flickr.com/photos/manuelcolombo/

Di adolfo

Nato sulla terra e residente sulle nuvole.

7 risposte su “Manuel Colombo”

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