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Corso Fotografia

Modi di scatto

This entry has been published on 23 Aprile 2012 and may be out of date.

Dopo l’inaspettato successo del post Capire l’esposizione ho deciso di continuare su questo filone andanto a descrivere, spero in maniera semplice ed esauriente, come le macchinette fotografiche interpretino a loro modo l’esposizione attraverso l’uso dei modi operativi. Avete presente i geroglifici come quelli dell’immagine qui a fianco? Ecco quelli.

I limiti del modo Auto

Il vero problema del modo automatico è quello di non permettervi il controllo totale sulla foto e di impedirvi in questo modo di ottenere la migliore foto possibile in quella particolare situazione in cui vi trovate.

Per carità, la tecnologia sta facendo miracoli e ci sono software all’interno delle reflex moderne che permettono il riconoscimento del tipo di scena che si sta riprendendo fra migliaia contenute in memoria ma … non c’è tecnologia che possa equiparare la mente e la creatività, almeno non ancora.

Capire come la macchina interpreta la scena di fronte alla quale ci troviamo e di conseguenza impostarla nel miglior modo, magari anche automatico per carità, vi permetterà di fare enormi passi in avanti portandovi al “secondo piano” della fotografia.

Per citare il mio amico ( e grande fotografo) Giorgio Benni in una discussione su Facebook della quale riporto soltanto quello che ritengo necessario per il mio post:

  • concordo con marco… ho visto foto fatte con medio formato decisamente meno comunicative. posizionare du luci, apertura diaframma, velocità dello stesso e iso è roba da tecnici non da artisti… comunicare emozionare ed innovare, sono queste le cose che fanno di una foto un’arte
  • Giorgio Benni se fosse così, non sarebbe necessario conoscere la musica per essere un musicista, oppure suonare uno strumento. basta pigiare i tasti… Tempi e diaframmi esistono da quando esiste la fotografia, negare questo è solo voler trovare un alibi a delle lacune di preparazione.

Aggiunge in seguito anche una riflessione sulla quale mi trovo d’accordissimo:

Giorgio Benni: Io non chiedo mai come e con che cosa sia stata realizzata una immagine. mi interessa il risultato. faccio complimenti perfino a chi non è in grado di riprodurre quel risultato in seguito. però ho rispetto di chi conosce la tecnica. nello specifico trovo l’immagine in questione affascinante. anche se ormai l’uso di certi artifici come viraggi tipo polaroid o maschere finto hasselblad, forti vignettature simil Holga, diventano troppo connotanti per un periodo storico e verranno spazzati via velocemente in quanto nauseanti da nuove estetiche mordi e fuggi. Il valore di una immagine sarà solo il suo CONTENUTO “altro” rispetto al fast food preconfezionato della galleria degli effetti da copiare incollare, che solo pochi fotografi potranno fare. e saranno quelle le immagini che rimarranno.

Ciò detto torniamo a noi.

Automatic Mode

Usatelo quando siete alle prime armi e magari vi state solo concentrando sulla composizione o volete comunque portare a casa delle buone foto ricordo.

Tramonto su Kata Tjuta
Nikon D80, Auto mode 1/500 sec, f/5,6, ISO 160 a 70mm

Diciamo che se non il migliore è sicuramente il più facile da utilizzare ed è anche quello più usato dai principianti. In questa modalità la macchina imposterà in automatico tutti i parametri necessari alla “corretta” esposizione delle scena inquadrata, cercandola magari fra quelle che ha in memoria. E’ molto probabile che in questa modalità la macchina scelga anche se usare o meno il flash ed addirittura lo farà “aprire”.

Apertura del diaframma, tempo di scatto sensibilità, penserà a tutto lei ma, se ciò che volete è fare delle ottime fotografie e sopratutto crescere come fotografo ed artista, io opterei per altri modi operativi. Se invece quello che volete sono delle bellissime foto ricordo state buoni cosi e pensate ad inquadrare bene.

Program Mode

Nel modo Program la macchina fotografica calcola sia la velocità di scatto sia il diaframma da utilizzare (l’impostazione degli iso può essere o manuale o se impostata automatica).

La differenza fra Program e Auto sta nel fatto che la sola esposizione viene calcolata dalla macchina, tempi e diaframma, mentre gli altri parametri, come la compensazione di esposizione, l’uso del flash ecc) possono essere settati a mano.

La particolarità del Program mode è che la macchina propone una coppia di valori di tempo e diaframma ma voi, agendo sulle apposite rotelline, potrete decidere se cambiarle in una direzione o in un’altra (stop in più o stop in meno).

Facciamo un esempio:

la macchina propone 1/125 a f11, bene voi pensate che sia meglio un diaframma molto più aperto perché volete sfocare lo sfondo ed allora, “rotellinando”, potrete cambiare la suddetta combinazione sino ad arrivare ad 1/2000 ed f2.8, secondo la legge della reciprocità.

In pratica se la corretta esposizione è quella (a parità di sensibilità iso) che vedete in nero, per ottenerla e/o mantenerla dovete agire sui tempi e diaframmi o aumentando la velocità ed aprendo il diaframma oppure diminuendo i tempi e chiudendo i diaframmi. Semplice no?

Non voglio dilungarmi tropo sull’esposizione perché ne abbiamo già parlato nel post Capire l’esposizione.

Date magari per curiosità una letta qui:


Priorità ai tempi

In questa modalità la fotocamera consente di selezionare una velocità di scatto mentre lei calcola, sempre a parità di sensibilità iso impostata, il diaframma giusto per una corretta esposizione.

Troverete questa modalità di lavoro molto utile se la vostra intenzione è quella di controllare il movimento in una foto (ad esempio congelarlo).

Prendiamo due esempi estremi:

  • Siamo ai bordi di un campo di calcio e vogliamo riprendere nostro figlio che gioca allegramente con i sui amici. Iniziamo a scattare in automatico e vediamo che in tutte o quasi le foto che scattiamo i giocatori risultano mossi.
    Il problema è che la vostra macchina fotografica non sa che avete bisogno di tempi cosi veloci per congelare l’azione ed allora sceglie dei tempi e un diaframma che soddisfano la “giusta esposizione”. Impostando la macchina su priorità ai tempi non dovrete far altro che scegliere un tempo adeguato e al resto ci pensa lei.
  • Mettiamo invece che vi troviate in un bel laghetto di montagna con una bella cascata che volete fotografare. Vi piacerebbe fare una di quelle foto in cui l’acqua sembra di seta ma non riuscite ad ottenere l’effetto perché ogni foto vi mostra l’acqua “congelata”. Bene, impostate la fotocamera su priorità ai tempi e scegliete un tempo lungo, ad esempio 1/8 di secondo o anche più  (magari fate uno o due tentativi) e lasciate che la macchina fotografica scelga in diaframma giusto.

Per un paio di foto di esempio fate riferimento al solito post Capire l’esposizione.

Priorità ai diaframmi

Da usare quando la cosa che ci preme più di tutti è la profondità di campo.  Dovreste sapere che all’aumentare dell’apertura del diaframma ( f4, f2.8, f1.8 ecc ecc) diminuisce la profondità di campo. Come abbiamo accennato in precedenza, con aperture maggiori come f1,8 o f2, la profondità di campo è molto ridotta, riducendo in pratica la quantità di immagine che è a fuoco. Ancora una volta, prendiamo due scenari in cui l’apertura di controllo è importante.

Per alcune esempi vi rimando al post Capire l’esposizione dove sono riportati due esempi pratici in cui la profondità di campo è risultato molto importante.


Manual Mode

Usalo quando: hai superato ogni altro modo operativo e conosci tutto sull’esposizione, sopratutto conosci l’esposizione creativa ^_^

In questa modalità sarai il padrone assoluto della tua macchina fotografica ed avrai il compito di impostare TUTTI i parametri che concorrono al raggiungimento della giusta esposizione (anche se bisognerà prima o poi parlare della esposizione creativa).

Sta a te a questo punto il compito di selezionare la velocità dell’otturatore, l’apertura e la sensibilità ISO, se usare il flash o meno.

Tranquilli, la vostra fotocamera vi darà una mano con l’esposimetro interno ma …  avoi saperlo leggere e saper sfruttare le indicazioni che vi darà.

Riepilogo degli interventi per il raggiungimento della sovra esposizione:

intervento sottoesposizione sovraesposizione
ghiera di compensazione (-2…-1…0…+1…+2) (-2…-1…0…+1…+2)
tempo di scatto più veloce più lento
diaframma più chiuso più aperto
sensibilità ISO aumentare diminuire

Ancora una volta ci prego di leggere se non l’avete ancora fatto questi post:

Scene

Molte fotocamere specialmente le non professionali offrono la possibilità di utilizzare un sacco di altre modalita operative come fuochi d’artificio, sport, ritratto oppure panorami.
Queste modalità sono differenti da fotocamera a fotocamera ma vanno ad incidere sempre sugli stessi parametri ovvero tempi di scatti, apertura ed iso.

A esempio in modalittà sport quello che la macchina farà e di tenere i tempi di scatto molto veloci cosi da congelare l’azione.

Non sto qui ad elencarle tutte perché ritengo sia una perdita di tempo, fate prima a leggere le istruzioni della vostra macchina, adesso avete gli strumenti per capire cosa dicono ;-)

Anche questa volta fate un po di prove con il nostro affezzionatissimo simulatore di DSLR (macchina fotografica digitale), messo a disposizione da CameraSim, che ancora una volta ringraziamo.

Divertente vero?

4 risposte su “Modi di scatto”

dopo le vacanze copio nella chiavetta che ho sempre con me le immagini ricordo. saranno al massimo dieci o quindici. alcuni rimangono colpiti da questa mia scelta così stringata. altri invece non si regolano. mi ricordo anni fa ai tempi delle diapositive amici che tornavano da new york con una decina di caricatori. ore ed ore di proiezione arghhhhhhhhhhh

Aggiungo anche che il consumismo porta, credo di averlo anche letto nell’ultimo articolo di Smargiassi, per cui la gente carica migliaia di immagini che godranno di una vita misera, si e no verranno guardate una sola volta, nel momento in cui sono caricate ed appaiono sulle bacheche di facebook.
Dopo di che verranno perse fra le centinaia di migliaia di foto che ogni utente carica nel suo profilo.

Se Mc Luhan diceva che il medium è il messaggio, i cultori dell’istagram ormai ce l’hanno spappolati. Sebbene alcune, anzi molte, immagini prodotte con quel sistema siano piacevoli, sento il bisogno che si vada un po’ oltre. Rimarranno immagini che descriveranno un’epoca come i nudi sui prati degli anni ’70, un’epoca dove non ci si incontra si chatta, dove la condivisione del privato si è spinta all’inverosimile. Io mi sono fotografato al cesso ed ho condiviso, il programma ti dice Giorgio Benni ora sta “al cesso”. Questa estetica del riprodurre ciò che ha un’atmosfera senza averla mai vissuta è simile ad aggiungere schiocchi e fruscii ad un CD. Un luna park infinito, ricostruito, effimero. Dove vince solo chi cavalca la tigre del momento. Mentre nel resto del mondo tutto accade.

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